"Corriere del Mezzogiorno" del 10-10-2009

CORRIERE DEL MEZZOGIORNO

Sabato 10 Ottobre 2009

Il tesoro della lingua grìca

Brizio Montinaro pubblica una nuova raccolta di liriche dalla Grecia

Un atto d'amore in difesa di un patrimonio linguistico in via di estinzione

di ENZO MANSUETO

  

“Brizio Montinaro è nato a Calimera di Lecce. E' una delle più singolari personalità del mondo dello spettacolo. Attore per professione è antropologo por vocazione. La distanza tra i due ambiti di interesse ha alimentato per anni l'idea che esistessero due persone con lo stesso nome: una appartenente al mondo dello spettacolo, l'altra inserita in qualche università italiana», recita la nota biografica posta a corredo del sito web personale di Brizio Montinaro (www.briziomontinaro.it),{C} che, in qualche modo, ci predispone alla lettura dei suo scritti, tesi a sottolineare la dignità linguistica e "letteraria”dell'isola linguistica del grico salentino, forzando qua e là l'ipotesi nobilitante di una derivazione diretta del grico dall'antico greco, ben prima di successivi influssi, quello bizantino in primis. Ipotesi avallata da studiosi del passato, quali Rohlfs e Hatzidakis, che Montinaro cita, contro l'argomento di una derivazione del grico dalla immigrazione di popolazioni ellenofone in periodo medievale, quando non da esigenze di comunicazione pratica ancora più recenti, a ridosso dell'età moderna (come per altri pidgin nati, per esempio, per esigenze di comunicazione commerciale, nel resto del mondo, dal contatto tra vari popoli).

Dell'azzardo di un'idea che il dialetto grico, residualmente parlato ancora oggi nell'arca della cosiddetta Grecia salentina (i comuni leccesi di Calimera, Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano d'Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino: questi in realtà sono i comuni del consorzio omonimo riconosciuto dall'Unione Europea, nel quale però, per mere esigenze di promozione territoriale, sono confluite anche comunità locali non ellenofone), discenda dalla Magna Grecia, è consapevole lo stesso Montinaro, che dichiara, introducendo questa antologia, Il tesoro delle parole morte: “non si può dire con certezza, anche in base alla poesia che qui si pubblica e altrove si è già pubblicata, se il grico del Salento sia di origine magnogreca o di origine bizantina. La questione è stata per anni argomento centrale del dibattito culturale». L'esito della questione, prosegue, non ha più oggi tanta importanza. Ciò che urge, semmai, è la tutela di un patrimonio linguistico in via di estinzione: «Dalle informazioni che ci fornisce l'Unesco si apprende che ogni anno sono dieci le lingue nel mondo che esauriscono il loro corso vitale. Attualmente nella sola Europa quelle a rischio estinzione sono una cinquantina». E il grico salentino, parlato soprattutto dai vecchi, che dicono cutàli per dire cucchiaio, afìdi per dire serpente o fotìa per dire fuoco (e, come è noto, mitologicamente, dafni per alloro), è tra queste.

La difesa di Montinaro punta sugli affetti. E il nuovo florilegio lirico risponde ad esigenze sentimentali, prima ancora che filologiche (a parte alcuni argomenti scientifici toccati nella introduzione, il testo non offre alcun apparato critico-filologico). Una scelta di versi d'amore, captati tra le trascrizioni di un'oscurata tradizione orale, che completano idealmente le precedenti raccolte collazionate da Montinaro, le quali hanno avuto anche un dignitoso riscontro artistico, fungendo da spunto ad opere teatrali o musicali che hanno girato il mondo.