Ascoltare STILL MOVING il nuovo disco di Justin Adams e Mauro Durante è come fare un viaggio in treno o, meglio, lasciarsi condurre dalla corrente di un fiume e vedere scorrere lungo gli argini invece delle case, degli alberi, delle pianure verdi, varietà di musiche fatte di suoni giunti da terre lontane, da culture diverse, da generi diversi. Ed ecco allora il blues alternarsi a ritmi africani, sonorità greche al rock, alla pizzica che entra ed esce per tutto il cammino ad illuminare ogni cosa come un sole fra le nuvole.
Chitarra, voci, violino e percussioni creano un miracolo. La chitarra, sola, si dissolve in un crescente suono di violino. Un' aurora. Poi i due strumenti corrono insieme: si penetrano, si perdono, si lasciano, si contrappongono a stacco perseguendo,sempre più forte, la voglia di vivere, di continuare a vivere, di riprendere a camminare, di rinascere.
Sono undici brani ma sembrano un mondo.
Le voci di Justin Adams e di Mauro Durante in modi contrapposti affiorano durante il viaggio. Una pastosa, profonda che evoca risonanze proprie del Chris Rea di The road to hell, l’altra limpida come acqua di fonte che pulita pulita, quasi brechtianamente ci canta di amare terre perdute, di ulivi sotto la luna, di ricci sognati che fanno innamorare.
Quella di STILL MOVING è una musica che tocca l’immaginazione di chi ascolta. Penso, tanto per fare un solo esempio che valga per tutto, a “Djinn Pulse”. Una musica incantata, quasi allucinata, soave come bacio delle carni più intime di donna. Sensuale e penetrante come il violino. Philip Glass e Michael Nyman osservano muti testimoni. Un delirio.
Basta leggere ora: ascoltate.