Queste poche righe le scrivo domenica pomeriggio 5 luglio alle ore 18,06 mentre sono in corso le votazioni in Grecia per il Referendum. SI oppure NO. Mai come in questo caso le due paroline hanno finito per somigliarsi tanto. Per avere stesse conseguenze.
I burocrati e purtroppo anche i politici europei che tanto si affannano a delineare paesaggi drammatici per i Greci dopo il voto per il referendum mentono. Mentono tutti. Ai greci e a noi. Perché dal momento in cui hanno accettato l'idea di un' Europa basata sulla finanza e sull'Euro sono diventati schiavi. Sanno benissimo che noi europei ci siamo infilati in una trappola senza uscita per l'idea di Europa basata soltanto sull'aritmetica e solo su di essa dimenticando una delle nostre vocazioni fondamentali: la solidarietà. Un'idea di Europa basata sul calcolo di percentuali che, se anche minime, lo 0,5 %, fanno saltare dignità, tranquillità; minano la vita delle famiglie, la frantumano, la scardinano fin nei rapporti più intimi. In questi giorni abbiamo visto in televisione provenienti dalla Grecia immagini tristissime di vecchi in coda,di padri che, dopo aver fatto estenuanti file davanti agli sportelli dei bancomat, non riescono ad avere in mano che pochi euro per portare avanti la famiglia, dar da mangiare ai figli, coprirli con abiti decenti perché quelli che hanno addosso sono diventati stracci in questi lunghi anni di inutile austerity.
Un' Europa che non ha la capacità di evitare a pochi milioni di persone, la maggior parte delle quali incolpevoli, l'umiliazione di dire NO ai figli per le necessità primarie, un' Europa che non riesce a tenere in vita quel contratto non scritto tra gli esseri umani che fa della convivenza pacifica un grado alto di civiltà, un' Europa che non tollera una parola in più, anche forse fuori luogo e non tollera un irrigidimento dettato alla controparte dall'ultimo rigurgito d'orgoglio, non è la mia Europa. La mia Europa non è quella delle saracinesche chiuse per fallimento. La mia Europa non è quella delle migliaia di persone suicide per disperazione.
Un' Europa soltanto delle Banche, degli spread, delle Borse non è la mia Europa.
L' Europa degli europei è il mio sogno, nato già nel 1962 quando scrissi e pubblicai, ancora giovane studente, un articolo a favore del sogno di una Europa unita.
Ho sognato un' Europa senza frontiere fra gli Stati, una libera circolazione degli uomini per vedere, conoscere, incontrare, imparare lingue nuove, pensieri nuovi, nuovi modi di vivere.
Ho sognato un' Europa in cui potessi "sentire" come mio un poeta come Goethe oppure Shakespeare, potessi leggere Cervantes come fosse Boccaccio, vedere Rembrandt, raccontare Giotto ai danesi e, una volta ad Amburgo, parlare di Dante agli amburghesi come fosse un loro poeta. Recitare Euripide e dire con orgoglio: questo era un mio antenato. Io parlo la sua stessa lingua e vivo libero in una democrazia che Pericle inventò per me.
Sì, lo so, tutto questo può essere comunque fatto, vissuto privatamente, ma non posso accettare l'idea che per lo 0, 5% d'interesse economico i miei fratelli burocrati europei, i miei fratelli di questa grande famiglia allargata, ora intendano cacciare di casa la Grecia, la madre nostra che ci ha nutriti tutti, che ha nutrito con noi l'intero Occidente.
Lo so. Sono ingenuo come un ragazzino. Ma io sono fatto così! E poi, come ha scritto Elsa Morante, chi ha detto che il mondo non possa essere salvato proprio dai ragazzini?