Sabato 27 aprile 2002
Anno II – N°
113
Incontro con l’attore pugliese Brizio Montinaro,
con Massimo Ranieri in “Io ti salverò”
Vigili del fuoco gli ultimi eroi
di
Claudia Presicce
<<Ci sono
uomini che vanno incontro ai pericoli di fronte ai quali invece in genere tutti
scappano…>>. L’attore pugliese Brizio Montinaro parla così degli eroi del
momento, i vigili del fuoco, intorno ai quali ruota la nuova miniserie
televisiva in due puntate diretta da Mario Caiano, che prenderà il via domani
sera, su Raiuno, e si concluderà lunedì. Si intitola “Io ti salverò” e nel cast,
accanto a Massimo Ranieri, Riccardo Scamarcio e Cristiana Capotondi, ci sarà
anche Montinaro.
Si tratta di una storia che racconterà un mestiere
sempre più al centro della cronaca, soprattutto dopo l’11 settembre, ma che
ruoterà anche intorno alla vita privata dei protagonisti.
<<Fare
questa fiction mi ha fatto avvicinare ad un mondo che non conoscevo bene –
spiega Montinaro – io e Ranieri saremo i due pompieri più anziani del gruppo,
amici fraterni e compagni di tante avventure. Siamo stati coadiuvati nelle
azioni in maniera straordinaria dai veri vigili del fuoco, perché il comando
nazionale ci ha messo a disposizione mezzi ingenti e anche un certo numero di
uomini. Abbiamo girato a Terni, a Rieti e le scene di maggiore azione a
Montelibretti, dove c’è una delle scuole più importanti d’Europa. Ho scoperto
questa gente incredibile che si butta nel fuoco, nelle peggiori situazioni, per
salvare persone che non conosce. E certo non per denaro. Ho conosciuto molti
pugliesi che fanno questo lavoro con grande abnegazione e mi hanno aiutato anche
a superare il panico che ti prende in quelle circostanze in cui con le maschere
e le tute addosso diventa difficile anche respirare. Mi piacerebbe ricordarne
uno per tutti che mi ha “decorato” durante le riprese: un vigile del fuoco di
Bari che si chiama Francesco Patruno mi ha voluto prestare per le riprese i suoi
guanti “preziosissimi” con i quali aveva salvato tante vite durante il suo
intervento a Sarno…>>.
Montinaro allarghiamo un po’ il discorso. Lei ha cominciato a fare televisione negli anni Settanta, quando le fiction si chiamavano sceneggiati. Quanto è cambiato questo lavoro da allora?
<<Gli sceneggiati di allora erano quasi tutti fatti in studio, con le telecamere. Poi sono cominciati dei lavori a metà, con telecamere in studio e cineprese fuori. Adesso la tecnica utilizzata è quella del cinema, soprattutto nelle fiction brevi, naturalmente con meno cura perché i tempi sono ristretti. Le fiction lunghe sono girate con le telecamere digitali in interni ed esterni reali, non più in studio. Le fiction di oggi sono, secondo me, di livello non altissimo, ma piacciono perché le storie e i personaggi sono avvincenti e poi la ripetitività in tv funziona>>.
Vuol dire che non esiste un genere vincente…
<<Qualsiasi cosa può avere successo oggi in tv, purché si ripeta. Se un incapace appare tutte le sere, il giorno che non c’è tutti se ne accorgono e parlano di lui>>.
Per questo al posto degli attori professionisti spesso si reclutano personaggi famosi che magari non hanno mai recitato…
<<Questa è la televisione, che ha bisogno di gente conosciuta che si porti dietro pubblico. Penso che sia una cosa pessima, ma così vanno le cose e bisogna adattarsi. Alla gente piacciono. Il punto è fare le fiction o non farle? Il nostro cinema non è in buone condizioni, anche se c’è che dice che sia rinato. Molti film non arrivano neanche nelle sale, vengono mal distribuiti e non ci sono spettatori. Resta la fiction. Ne ho rifiutate diverse, ma questa mi è sembrata interessante. Ho avuto un compagno di lavoro come Ranieri che è stato eccezionale e anche il regista mi ha rassicurato molto. E poi entrare nei panni di un pompiere è arrivato in un momento della mia vita in cui sto traducendo dal greco per il mio prossimo libro e mi è piaciuta molto l’idea di smettere i panni dell’intellettuale per “fare” questo altro lavoro nobilissimo. E’ questo il bello del mestiere dell’attore>>.
Si possono pensare ancora grandi produzioni culturali per la tv, come una volta erano l’Odissea o l’Iliade?
<<C’è stata la Bibbia a puntate, e la fiction su Papa Giovanni che hanno avuto grande successo. Ma i costi per le grandi produzioni sono moltiplicati perché richiedono grandi spazi e grandi divi. Il pubblico le seguirebbe, perché no? Prende quello che gli viene dato e se si abituasse alla qualità chiederebbe sempre quella>>.