Durante le mie continue peregrinazioni per ricerche sul tarantismo ho trovato nella selva fitta di informazioni estremamente interessanti ed assolutamente nuove un libro di 331 pagine dal titolo Sistema di polizia medico-militare che ha polarizzato la mia attenzione. E' stato scritto da Annibale Omodei dottore in Filosofia, Medicina, Chirurgia, medico consulente presso il Ministero della Guerra, socio dell'Accademia Reale delle Scienze di Torino, dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli ecc. ecc. Insomma una persona seria e titolata.
Il libro contiene una dedica ad Augusto Caffarelli, Generale di Divisione e Ministro della Guerra durante il Regno d'Italia (1805-1814) fondato da Napoleone Bonaparte. Tale Regno comprendeva l'Italia centro orientale e una gran parte di quella settentrionale.
Il libro fu pubblicato a Vigevano sotto la Salvaguardia della Legge 19 fiorile anno IX del calendario francese.
Il Regno d'Italia, come si vede anche da questo solo particolare della datazione, fu uno stato satellite di quello francese.
Per ridurre il costo delle truppe napoleoniche che stazionavano su territorio italiano i governanti degli Stati satelliti formarono degli eserciti propri con soldati provenienti dal territorio. A tale scopo cominciarono ad arruolare volontari e quindi, in modo coatto, giovani di tutti i ceti, carcerati, orfani e disertori provenienti da altri eserciti. I coscritti!
Col formare questi eserciti si voleva creare anche una coscienza comune italiana nei soldati che erano destinati a combattere fianco a fianco.
Annibale Omodei scrisse questo libro per dare agli addetti ai lavori, a coloro i quali avrebbero dovuto occuparsi praticamente del problema, una serie molto interessante di informazioni e di istruzioni su come formare un esercito e tenerlo in buona salute. Parla di tutto: da come vestire un esercito a come mantenerlo sano ed addestrato perché "vegli perpetuamente alla conservazione dei diritti e delle proprietà del tutto", a come reclutare, esaminandoli fisicamente per rilevare eventuali malattie, i vari soldati. Ed ecco il punto!
Il reclutamento imposto non è mai stato apprezzato da tutti, come si sa. Molti hanno fatto carte false per evitare di prestare servizio. Omodei avverte i reclutatori che non tutte le malattie di cui si lamentano coloro che sono stati chiamati alle armi nella speranza di farla franca ed evitare il servizio sono reali, spesso sono fittizie, anche se presentate con tali apparenze di verità che non è sempre facile scoprirne la frode. Le malattie più comunemente simulate per evitare il militare sono quelle riguardanti l'alienazione mentale. E qui finalmente si giunge al motivo per cui io scrivo questa breve nota.
L'autore e specialista medico tra le varie malattie più simulate elenca la melancolia, la mania, la pazzia, l'epilessia e... il tarantismo. Da qui scaturiscono una serie di considerazioni: che il tarantismo era considerato certamente una malattia della mente; che il tarantismo "vero" era considerato causa invalidante per la prestazione del servizio militare; che il tarantismo era talmente diffuso in tutta Italia da entrare leggittimamente a far parte di un manuale per la formazione degli eserciti; e che molti potevano fingersi tarantati sperando di farla franca.
Finti tarantati, come quelli catalogati da Teseo Pini alla fine del '400 nel suo trattatello sui vagabondi e poi riproposti dal "furbo" Raffaele Frianoro nel 1621 ne Il vagabondo, ovvero sferza dei Guidoni.
E' incredibile! Il tarantismo per tutta la sua storia, lunga secoli, è stato sempre accompagnato da una zona grigia, da una sua ombra densa: il finto tarantismo. Molti studiosi si sono scontrati su questo tema.
"La prova - scrive Omodei - meno equivoca delle malattie simulate si trae confrontandole colle malattie vere della stessa specie". Bisogna conoscere dunque come si presenta la malattia vera per poterne scoprire l'infingimento, e dà una serie di accorgimenti per individuare i furbi. Poi in una lunga nota spiega, avvalendosi dell'autorità di un certo numero di studiosi, che il tarantato non è affetto dalla morsicatura velenosa della tarantola e che il rimedio principale è la musica. Ma leggiamo, per concludere, cosa scrive Omodei nel Capitolo XXXII a pagina 77 e 78 del suo volume: "La malattia endemica de' Pugliesi, detta Tarantismo, è un vero delirio melanconico, erroneamente imputato al morso della Tarantola. Il criterio per iscoprire i furbi che lo imitano consiste nella musica, di cui il vero tarantato discerne la più piccola dissonanza, che non riconosce il finto".