Paese Sera

Montinaro parla di Anghelopulos

 

Un globe-trotter a pane ed acqua sui monti della Grecia

 

L'attore racconta le traversie passate durante le riprese di <<Megalexandros>>, ultima opera del regista greco

 

03 Agosto 1980

 

di Ernesto Bassignano

 

GLI OCCHI dell'appassionato globe-trotter Brizio Montinaro, mentre racconta la sua straordinaria avventura in terra di Grecia al seguito del prestigioso regista Anghelopulos, s'illuminano d'una luce particolare come se gli stessero ripassando davanti tutte le immagini più affascinanti di tale avventura umana, artistica e politica.

Dopo il successo mondiale del suo <<La recita>> di cinque anni fa, stupendo film di denuncia girato con speciali accorgimenti per aggirare l'opposizione dei Colonnelli, Anghelopulos esce con <<I cacciatori>> che, grazie ai nostri solerti e democratici distributori, noi non abbiamo ancora potuto vedere, e infine, negli ultimi mesi del '79 e nei primi quattro dell'80, gira quel <<Megalexandros>> di cui ci sta parlando Montinaro e che dovremmo vedere tra pochi giorni alla Biennale di Venezia.

- Brizio, come hai conosciuto Anghelopulos, e com'è nata la tua partecipazione a quest'ultimo film?

<<Ci siamo conosciuti a Cannes qualche anno fa, e, siccome io mastico un po' di greco, è stato difficile fare amicizia. Ci siamo poi per caso rivisti in Italia l'anno scorso, mentre lui era qui per sollecitare aiuti economici per il suo film da parte della RAI, ed ecco che in quell'occasione ha finito per scegliere me ed Omero Antonutti per la parte di due anarchici italiani>>.

- E così, poi siete partiti subito per la Grecia?

<<No, purtroppo: infatti la difficoltà di mettere insieme la pur irrisoria cifra di 600 milioni circa, occorrenti per poter sperare di finire il film, venne superato solo dopo che anche la Televisione tedesca gli ebbe assicurato una sua piccola quota, e che in Grecia suo fratello ed alcuni amici ed estimatori trovarono la cifra rimanente... devi sapere che il "democratico" ministro della cultura greco, aveva rifiutato qualsiasi finanziamento a quella che avevo definito l'"opera d'un marxista". Insomma... messa insieme la cifra, siamo partiti con una troupe di 200 persone per girare un film che in un'ottica capitalistica sarebbe costato oggi anche 4 miliardi!>>

- Allora è un vero pazzo incosciente, questo Anghelopulos!

<<Tutt'altro: è soltanto un gran cocciuto intransigente, che nonostante la situazione attuale non indulge certe al Cinema d'autore, vuole continuare a fare solo film in cui crede, anche se durano 4 ore, oppure risultino ostici al circuito tradizionale... capisci, un puro che non vuole affatto rinunciare al suo discorso politico da un lato e neppure ad esprimersi nella maniera che sa. Eccoci così tutti in Macedonia, a Grevenà, per tentare di raggiungere l'inaccessibile paesetto di nome Dotsicò, sede di tutti gli esterni. Niente da fare: ci si mette anche il tempo, nevica e fa freddo... dobbiamo tornare a valle e trasferire tutto il set in Tessaglia a 200 chilometri di distanza in attesa della primavera. Lo so che può sembrare impossibile che capiti oggi alla troupe d'un regista internazionale... ma in realtà, ed è questo che rende ancora più grande il "mito Anghelopulos", in realtà sono stati mesi durissimi a cui tutti si sono adattati con grande partecipazione: pensa che quando abbiamo finalmente raggiunto Dotsicò, ormai restavano solo le briciole della produzione, e per parecchi giorni siamo andati avanti a pane ed acqua, regista compreso. Vorrei anche sottolineare il modo incredibile di girare di "Theo", assecondato stupendamente com'è dal suo braccio destro e collaboratore, l'operatore Arvanitis: usa solo la tecnica, difficilissima, del Piano-Sequenza, ed ecco come fa a risparmiare tanto tempo e denaro, ritravandosi, al termine delle riprese, con i tre quarti del film già montato>>.

- Di cosa parla il film, Brizio?

 <<E' un vero apologo... una storia simbolica ambientata a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento, che racconta di come un gruppo di colonialisti inglesi, veri padroni della Grecia del tempo, vengano rapiti dal brigante Alexandros mentre si recano a Campos Union per vedere sorgere la prima alba sul secolo. Alexandros, che è il simbolo della resistenza comunista all'invasore britannico, li conduce prigionieri nel suo covo, tra le montagne, per trattare la loro liberazione con il governo fellone. Qui si riuniscono e si scontrano in una tragica lotta fratricida, le tre componenti rivoluzionario del Socialismo nel Paese: gli stalinisti di Alexandros, un gruppo di anarchici italiani e i comunisti locali con il loro leader, maestro della Comune. Così che, quando giunge l'esercito, che circonda il villaggio e intima la resa agli occupanti, si trova di fronte ad un mucchio di cadaveri. Come in un triste apologo infatti, i rivoluzionari si erano contesi la leadership dell'operazione e di tutta la Resistenza, annientandosi reciprocamente. Dalla strage si salva solo un bambinello, che si chiama Alexandros a sua volta, il quale fugge e scende a valle portando nelle città il nuovo messaggio meno utopistico, massimalista e settario, d'un socialismo dal volto umano più moderno e unitario>>.

Brizio Montinaro, attore per le grandi occasioni, ha terminato il racconto. Proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia, oltre a recitare, egli è un grosso appassionato di Antropologia, materie su cui ha scritto libri e collabora a riviste. Ha recitato con Jancso, Lattuada, Toti, l'anno scorso forse ricorderete d'averlo visto <<commissario>> nel surreale <<Circuito chiuso>> di Montaldo. Sulla sua avventura greca sta scrivendo un saggio e ha finito di montare un programma per la Radio. Che volete di più da lui? Sapere che farà in futuro? Continuerà a leggere e scrivere, parteciperà a poche cose, le più interessanti... e sognerà altri incontri con geniacci del calibro del <<suo Theo>> Anghelopulos.