La Repubblica

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27-11-1979

Il nuovo film di Anghelopulos: parla uno degli interpreti

Duecento attori in montagna sotto la bandiera di Anarchia

ROMA - Brizio Montinaro, attore: "Circuito chiuso" di Montaldo, è in ordine di apparizione, l'ultimo film del suo curriculum. Prima c'è teatro e altro cinema: l'uno e l'altro di tipo ufficiale e non, produzioni regolamentari e di cooperativa, con registi come Comencini ("Delitto d'amore"), Lattuada ("Oh Serafina") e Miklos Jancso ("Il giovane Attila"). E adesso arriva Anghelopulos: Brizio Montinaro è stato chiamato per uno dei ruoli importanti del prossimo film del regista greco di "I giorni del '36", "La recita" e "I cacciatori". Cosa succede, cosa dice un giovane attore, come s'usa dire "impegnato" (è anche autore di uno studio di antropologia culturale, "Salento povero"), quando "il destino mette sulla sua strada" un vero e proprio re dei re del cinema bello-e-impegnato, e cioè Theo Anghelopulos? Succede che gli brillano gli occhi e, nelle parole, dà prova di saper e voler rinunciare a tutto il tradizionale individual-narcisismo dell'attore per identificarsi totalmente nell'altro: nel regista. Succede che praticamente l'unico argomento di conversazione, non è tanto stato se stesso in quanto tale, quanto il film, e se stesso nel film: di Anghelopulos, appunto.

di ANNA MARIA MORI

Atto primo: come avvenne che fu scelto proprio lei, Brizio Montinaro.
"...Due anni fa Anghelopulos ha avuto occasione di vedere al festival di Berlino, "Circuito Chiuso", il film di Montaldo presentato recentemente alla televisione del quale io sono il protagonista: lui, Anghelopulos, era nella commissione giudicatrice, e, d'accordo con Sergio Leone, voleva premiare il film. Al posto di "Circuito chiuso" fu premiato un film spagnolo qualunque, e per protesta, Anghelopulos e Leone abbandonarono la giuria... E' passato qualche tempo, e il regista greco è venuto in Italia a cercare alcuni attori per il suo nuovo film Alessandro il Grande: io sono uno di quelli con i quali lui chiede di incontrarsi...".

Atto secondo: l'incontro.
"Abbiamo parlato per cinque ore insieme: la lingua comune era il greco, visto che io, a mia volta, sono nato in un paese greco delle Puglie, ed è Calimera, in provincia di Lecce. Abbiamo affrontato gli argomenti più vari: soltanto alla fine Anghelopulos mi ha chiesto se volevo lavorare con lui. Io avevo visto sia "La recita" che "I giorni del '36", e li avevo trovati, entrambi, bellissimi: era ovvio che non solo volevo, ma desideravo con tutto me stesso, lavorare con lui, era altrettanto ovvio che pur di fare questo suo film io ero assolutamente disposto ad affrontare tutti i disagi che esso comportava e che lui via via mi veniva enumerando..."

Atto terzo: il film "Alessandro il Grande".
"...Il film comincia con la prima alba del primo giorno del secolo. Alessandro il Grande non è, come si potrebbe subito credere, il Macedone, bensì un brigante, un anarchico e insieme una specie di santo della storia del suo paese, la Grecia appunto, dove è persino più noto di Alessandro il Macedone. La sua storia coincide con quella dello scontro tra il capitalismo in pieno sviluppo e l'affacciarsi delle teorie del marxismo. Il santo-brigante Alessandro, in Grecia, è in qualche modo l'interprete in prima persona di questo scontro: fonda una comune, sperduta in mezzo alle montagne, che si propone come un centro alternativo al potere nella Grecia di allora. La comune va avanti per lungo tempo, finché il suo fondatore, Alessandro il Grande, non decide di allontanarsi da essa, di scendere in città, e di realizzare lì le sue lotte, non più al di fuori, ma dentro al tessuto sociale del suo paese".

Atto quarto: gli attori del film e i ruoli che sono chiamati a ricoprire.
"...C'è Francoise Arnoul, Omero Antonutti, Giorgio Albertazzi. E ci sono io, Brizio Montinaro, nel ruolo di un anarchico italiano che, insieme ad altri tre o quattro tra i quali una donna, e nel film è Laura De Marchi, ci decidiamo a partire alla volta della comune di Alessandro il Grande perché ne abbiamo avuto notizia da Pietro Gori, anarchico storico: cinque anarchici italiani alla ricerca del paese felice dove "si è realizzata l'anarchia". Succede, però, che prestiamo anche l'orecchio a certo potere greco, antitetico all'ideologia della comune anarchica: e finiremo uccisi da questo stesso potere che di tutto ha bisogno fuorché di un gruppetto di anarchici che pure si siano schierati dalla sua parte".

Atto quinto e ultimo: il film nel film "alla maniera di Anghelopulos".
"...Il regista, al momento di offrirci di interpretare un ruolo nel suo film, ha chiesto a tutti, ed ecco forse la ragione delle cinque ore di colloquio, se eravamo disposti, più che a lavorare, a vivere una certa esperienza: trasferirci, provvisti di sacco a pelo, in pieno inverno (il film comincia la sua lavorazione tra pochi giorni) e con pochi soldi a disposizione, visto che la produzione è tutt'altro che ricca, in un paesino che normalmente serve per la transumanza, in cima a un monte alto 1500 metri, e d'inverno completamente disabitato... Tutti e duecento quanti siamo, tra attori e componenti la troupe, siamo stati richiesti da Anghelopulos, di vivere, nella realtà, quello che il film andrà raccontando: e cioè un'esperienza di comune, isolata, in cima a una montagna, in pieno rigore invernale, con uno stipendio assolutamente uguale per tutti, senza telefono, un'assemblea generale alla settimana, e via dicendo... E' insomma il film, oltre che nella sua storia scritta, bellissima da leggere, ed è una specie di poema-studio sul mito, dovrà trovare il suo fondamento nella realtà di quello che via via succederà sul set: duecento persone, occidentali abituati al consumismo, sradicati, portati di peso in cima a una montagna a vivere l'esperienza povera e fredda di una comune, e tutti che si sono impegnati con il regista a rispettare il suo divieto ad ammettere qualsiasi estraneo sul set. E il tutto sarà trasformato, da Anghelopulos, in un film in presa diretta in cui ognuno parlerà la sua lingua: Francoise Arnoul, il francese, io Antonutti, Albertazzi e la De Marchi l'italiano, altri il greco, l'inglese, e persino il latino ecclesiastico, il film, infatti, uscirà sottotitolato".

Domanda: Anghelopulos, nello scegliere i suoi attori a questo punto, sceglie volti o cervelli?
Risposta: "...Mah, credo proprio che almeno in un primo momento, anche lui, sì, scelga proprio i volti".