LECCE - Il vaso di Pandora va in mille pezzi sul
palcoscenico accarezzato dalla luna rossa di una sera d'estate e dal canto delle
cicale insonni.
Il pubblico guarda la sua metafora: un'anguria grande e
rossa, ha un attimo d'esitazione e poi applaude con addosso il brivido della
vera, autentica poesia, lo stesso che devono aver provocato negli anfiteatri
della Grecia Sofocle e Aristofane, con la stessa luna e le stesse cicale.
Per
Brizio Montinaro, la sua performance di quasi due ore con i versi della Grecia,
classica e moderna e della Grecia salentina (è nato a Calimera, nel cuore della
terra dove si parla il griko e lo si insegna in appositi corsi), c'è la standing
ovation, gli abbracci, gli autografi che lo sorprendono come la prima
volta.
"Il vaso di Pandora" ha attraversato l'estate salentina come una
scarica di elettricità. Da Otranto a Leuca, passando per la terra dove Montinaro
è nato (Zollino e Sternatia), forse sarà ripreso a settembre e poi andrà in giro
per l'Italia. Un teatro '1ibero', lo definisce l'attore, "pensando di essere
guardati da gente che non è di qua". E che pure nasce e si radica in un contesto
sospeso in una terra dove il mito si respira con l'aria, la fiaba è connaturata
allo stesso Dna della sua gente, la poesia è epos, etos, agorà dove l'anima può
librarsi in tutta libertà in cerca di emozioni non superficiali ed
effimere...
Francesco Greco