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<<Gli Uccelli>> al Teatro romano di Ferento

Grande attualità di Aristofane

Elio Pandolfi, Paola Tedesco e Brizio Montinaro protagonisti del lavoro allestito da Livio Galassi, che ha conquistato il pubblico. Tra gli spettatori vi era anche Irene Papas che interpreterà <<I giganti della montagna>> diretta da Bolognini alle prossime Panatenee

di Carlo Rosati

VITERBO. Regista della generazione di mezzo, aiuto di grandi maestri come Zanussi e, attualmente, di Bolognini, con il quale sta montando «I giganti della montagna» di Pirandello per l’interpretazione di Irene Papas, Livio Galassi ha realizzato con l’allestimento de «Gli Uccelli» di Aristofane la sua più bella regia. Aiutato dal suo abituale scenografo, il pittore Jean De Loof, ha montato questo suo lavoro in un doppio piano scenico che attraverso il gioco delle luci, i fumi e le nuvole, dà l’immagine di questo discorso utopico che Aristofane sviluppò con «Gli Uccelli», uno spettacolo che ha debuttato ad Agrigento il 20 luglio per l’interpretazione di Elio Pandolfi, Paola Tedesco e Brizio Montinaro e che ora è arrivato nel Lazio con la <<prima>> che si è svolta nel Teatro Romano di Ferento.

«Gli Uccelli» furono rappresentati, per la prima volta, alle Grandi Dionisie del 414 a.C., dove ottennero il secondo Premio. Pistetèro ed Evelpide, amici ateniesi stanchi di vivere in una città piena di fastidi e di processi, come era l’Atene di quei giorni, cercano di evadere. Guidati da Upupa si inseriscono nel delirante ed anarchico mondo dei volatili. Fondano una città nel cielo, a metà strada tra la terra e gli Dei, rivendicando il loro potere sia sugli uomini che verso la divinità, e Pistetèro, alla fine, avrà diritto di sposarsi con Sovranità.

Livio Galassi ha sviluppato questo lavoro lasciando esplodere la sua fantasia e la sua capacità di avere un insieme organico tra gli interpreti, leggendo il lavoro in maniera chiara, donandogli una struttura semplice e divertente, che rivela tutta la profondità di Aristofane. Un testo che nel suo apparente divertimento vedo molto critico sia verso la società del tempo, che non era molto dissimile dalla nostra, sia nell'irriverenza dissacratoria verso gli Dei, un argomento di grande attualità che Galassi realizza sulla scena con mano soave, senza forzature, con uno spettacolo che rivela ottimi ritmi, buoni e determinati assoli, un'ottima coralità degli attori. In questo volo di Pistetèro e Evelpide si esalta il sogno, la realizzazione della fantasia, quel desiderio di libertà che dirige ogni nostra azione e che trova la forza di proporsi, oggi, in teatro, in tutta la sua validità, attraverso una favola critica del 4 secolo prima della nostra era.

Tra gli attori non si può non citare il gradevole ritorno al teatro di un artista come Elio Pandolfi vicino al quale Paola Tedesco sorprende in maniera positivissima per la determinazione del suo personaggio (Upupa) e la chiarezza della dizione. Perfetta l'interpretazione di Brizio Montinaro nel ruolo di Evelpide, mentre Maurizio Fabbri e Riccardo Castagnari si rivelano ottimi uccelli, così Anna Dragoni, Vincenzo Failla, Pamela Pagano e Rosanna Di Terlizzi, che alla fine sono stati applauditi dal numeroso pubblico che li ha richiamati più volte alla ribalta unitamente al regista.