"La Gazzetta del Mezzogiorno" del 12-10-2009

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

 lunedi 12 ottobre 2009
 

UN'ANTOLOGIA POETICA CHE COMPLETA IL VOLUME DEI «CANTI DI PIANTO E D'AMORE»

Salento, il tesoro delle parole morte
Montinaro un mosaico di versi greci e griki
 

di GLORIA INDENNITATE

 

Un mosaico di versi greci e griki per riannodare i fili di un passato che profuma d'Oriente. Parlano d'amore, del pallore dell'amata, del suo viso bianco come la neve, «segno di classe e bellezza», le 107 poesie brevi raccolte da Brizio Montinaro in Il tesoro delle parole morte (Argo ed., pp. 270, euro I8,00), ultima fatica letteraria dell'attore e scrittore nato a Calimera (“capitale” del Salento ellenofono).

Montinaro, oltre che per le sue interpretazioni in tv, a teatro e al cinema - ricordiamo su tutte la partecipazione al pionieristico Il Tramontana girato nel 1963 in terra salentina da Adriano Barbano - è conosciuto nel panorama culturale anche per i suoi saggi di antropologia culturale. Fra questi citiamo San Paolo dei serpenti (Sel­lerio), Danzare col ragno (Argo) e Canti di pianto e d'amore dall' antico Salento (Bompiani), volume che rappresenta la prima parte di un discorso sulla letteratura grika di trasmissione orale e sulla lingua grika cominciato dall'autore qualche anno fa e che si completa proprio con Il tesoro.

L'antologia racchiude poesia popolare grika, poesia popolare greca e frammenti di poesia di grandi autori dell'antichità. Versi che, pur legati senza una logica apparente, sono tenuti insieme da anelli di congiunzione simboleggiati da una parola, un'immagine, una metafora, un sentimento, a volte un lampo di luce.

Un esempio griko: “E vorrei essere pulce di queste parti per ficcarmi nel tuo petto come un falco, per mordicchiarti tutta quella carne, e tu calassi la mano per prendermi”. Un altro greco: "Sospiro, mi brucio, sangue il mio cuore gocciola, ma dolci sono i dolori quando soffro per te” ed ancora un altro: “Quattro mele ti ho mandato e una con un morso, e in mezzo al morso un bacio ti ho posato”.

I testi, ricchi di iperboli ed echi erotici mai immuni da «strali dolorosi", procedono in una scansione tale da costruire una specie di mosaico dello spirito nel quale poter respirare un clima culturale omogeneo. Inoltre, secondo Montinaro, pur parlando d'amore rivelano nei grecosalentini i segni di una rivendicazione identitaria, le cui origini possono essere individuate al tempo dell'invasione normanna (seconda metà dell'anno Mille).

L'idioma greco tra l'Xl ed il XII secolo era molto diffuso in Terra d'Otranto, c'era l'uso orale e quello dialettale con influssi ma-gnogreci e bizantini. Ma, ribadisce Montinaro, “fu proprio l'attenzione che ebbero gli svevi nei confronti delle minoranze etnico-religiose ad esaltare un certo nazionalismo nella comunità greco salentina". Si crearono i “luoghi della resistenza” alla latinizzazione, tra cui scriptorium del monastero San Nicola di Casole a Otranto e l'abbazia di Santa Maria a Cerrate (a Nord di Lecce). Nella seconda metà del XVI secolo il greco era parlato solo a Soleto, Sternatia, Cannole, Strudà, Neviano e Zollino. Mentre, il greco e romanzo era la lingua a Galatina, Noha, Aradeo, Melpignano, Martano, Castrignano dei Greci, Carpignano, Calimera, Corigliano, Cursi, Bagnolo, Cutrofiano, Ruffano e Martignano.

“Nei decenni successivi - osserva Montinaro – "come birilli caddero ad uno ad uno i nove paesi che erano rimasti a baluardo della grecità”. Il griko, val la pena sottolinearlo, è una lingua senza una letteratura scritta, ma con una forte letteratura orale giunta sino a nostri tempi in virtù della sua intima connessione con la musica. Sono tanti i brani del fenomeno della Taranta a rammentarlo, ma, ammonisce Montinaro, “molti di coloro che sull'onda della moda corrente cantano da professionisti e incidono dischi in griko non sanno che cosa dicono, se non a grandi linee, dal momento che storpiano orribilmente parole e pronuncia".

In definitiva, il libro si rivolge a tutti i lettori di buona volontà, sia ai semplici che ai dotti, spinti, magari, dal volgere lo sguardo verso il mare della grecità per riscoprire, come recita il felice ossimoro del titolo, l'inestimabile “tesoro delle parole morte”.