DANIELE DEL GIUDICE - MIKIS THEODORAKIS ADDIO

Giornata triste quella di ieri. Due persone alle quali in modi differenti ero legato sono scomparse: Daniele Del Giudice e Mikis Theodorakis.

Ho conosciuto Daniele Del Giudice molti decenni fa. Eravamo giovani e pieni di speranze tutti e due. Io facevo l’attore lui il giornalista di un giornale glorioso che allora andava per la maggiore tra tutta la gente di sinistra: Paese sera. Su questo quotidiano ho avuto il piacere di leggere una delle prime recensioni al mio primo libro: Salento Povero. L’aveva scritta Daniele del Giudice. In quegli anni diventammo amici. Era fidanzato con una mia amica di allora. Per un po’ ci siamo frequentati tanto da stabilire tra noi una reciproca corrispondenza di affetti. Poi un giorno mi comunicò che avrebbe lasciato Paese sera. La cosa mi sbalordì. Molti giornalisti sognavano di entrarci e lui invece voleva andarsene. Perché? Mi spiegò con molta calma e tanta determinazione che lui in effetti voleva fare lo scrittore non il giornalista.Punto.  E che scrittore! Ricordo gli incontri nella sua casa a Piazza de’ Ricci. In quel magnifico palazzo cinquecentesco opera di Polidoro da Caravaggio! Poi un giorno mi comunicò che sarebbe andato a vivere a Venezia e i nostri incontri si diradarono. Negli anni successivi ci incontrammo poche volte, quando gli capitava di venire a Roma. Intanto però io potevo leggere i suoi meravigliosi libri che nel frattempo uscivano: Lo stadio di Wimbledon, Atlante occidentale, Staccando l’ombra da terra, Mania ecc. Aveva avuto ragione a lasciare Paese sera. Era un grande scrittore. Uno dei più grandi del Novecento. La sua determinazione a voler scrivere che allora mi lasciò interdetto era ampiamente giustificata dalla sua arte.
L’ultima volta che lo incontrai prima che la malattia lo inghiottisse fu a Roma. Al Festival delle Letterature di Massenzio. Era il 2007. Prima che cominciasse la serata andai nel retropalco a salutarlo. “Oh Dio – mi disse – Sono imbarazzato a leggere il mio racconto sapendo che tu, attore, sei seduto lì in platea ad ascoltarmi!”. Il racconto era Mercanti del tempo. Bellissimo,  e lui era stato molto bravo a leggerlo. Nessun attore avrebbe potuto con levità mettere dentro tutte le intenzioni sotterranee che un testo racchiude.
Sfrontatamente gli chiesi il permesso, qualche tempo dopo, di poterlo leggere anch’io in pubblico. Mi disse che era onorato e mi inviò per email il testo completo insieme ad una lettera in cui si leggeva fra l’altro:

Caro Brizio il tuo affetto mi rinfranca, e non è un affetto soltanto a senso unico. Nonostante la lontananza ti ricordo con molta nostalgia e spero di abbracciarti prima o poi a Roma.
 

Non ci abbracciammo mai più. La sorte lo risucchiò in un baratro buio. Senza ritorno. Ora ha veramente staccato la sua ombra da terra.

 

Mikis Theodorakis l’ho incontrato nella realtà solo una volta. Era il 1971 ed io stavo provando uno spettacolo di Cabaret da fare nel famoso Teatrino dei cantastorie  in Vicolo dei panieri 56 a Roma. Arrivai nel pomeriggio per le prove e il locale era pieno di musicisti con i loro strumenti e tanti fogli di musica sparsi ovunque. Il vociare in greco era forte. A me grico è venuto un colpo al cuore. Tra la folla che stava per lasciare il locale c’era anche lui: Mikis Theodorakis. La proprietà aveva affittato il locale per le prove del concerto che il grande compositore esule doveva fare al Teatro Sistina di Roma e portare poi in giro per l’Europa a sensibilizzare le genti alla causa della Grecia oppressa. Incontrarlo anche solo per pochi minuti era stata una grande emozione. Era non solo il musicista di Zorba il greco, Z - L'orgia del potere, La trilogia di Mauthausen ma anche il grande oppositore della dittatura militare dei colonnelli. Un eroe. Theodorakis, che da allora non ho mai più incontrato, anche se fisicamente assente ha riempito la mia realtà. La sua musica, insieme a quella di Hatzidakis,  è stata la colonna sonora della mia vita. Nel periodo passato in Macedonia per le riprese del film di Anghelopulos  O’ Megalexandros, (ricordo le lunghe serate passate nel gelo del Pindo isolati da tutto a cantare a squarciagola le sue canzoni),  nei momenti tristi, nei momenti lieti (a Venezia, sul molo davanti all'Hotel Excelsior, dopo la vittoria del Leone d'oro), nei momenti di furia erotica, nei momenti di dolce tristezza, nei momenti in cui l’anima si bagna di malinconia c’è stato sempre lui. Lui. Lui.
 

Se Daniele mi manca fisicamente già da tempo Theodorakis, sebbene assente, non mi è mai mancato. E non mi mancherà mai.
Ciao Daniele. Ciao Mikis. 

 

 


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