Quaderni Urbinati di cultura classica

 
Carmine Catenacci

 

Il lamento funebre tra la Grecia antica e la Grecìa salentina.

 

A proposito dei Canti di pianto e d'amore dall'antico Salento editi da B. Montinaro

 

Ci sono libri che rendono difficile ogni definizione di "tempo". E' il caso anche di libri di poesie, come i Canti di pianto e d'amore dall'antico Salento (Bompiani, Milano, 1994) editi con un'importante introduzione, traduzione e note da Brizio Montinaro. La caratteristica principale di molti di questi canti, tramandati oralmente fino ai giorni nostri o quasi, è di essere in Grico, un dialetto di derivazione greca ancora vivo nella penisola salentina. Se confrontati con testi e costumi della grecità antica, i canti di Terra d'Otranto rivelano straordinarie analogie tematiche, formali e performative: per 2500 anni e anche più, il tempo sembra essersi fermato. Ma questa produzione poetica e la lingua che l'esprime, oltre che il loro sostrato culturale e quotidiano, vivono negli ultimi anni un'inesorabile agonia - avverte B. M. - sotto i colpi dell'alfabetizzazione e dell'omologazione culturale e linguistica: il tempo sembra aver subito una frenetica accelerazione. Pochi decenni - è una constatazione, non un 'lamento sul tempo' - cancellano secoli. Questo libro ha, tra le altre cose, un decisivo valore documentario...